Lipidosi epatica gatto

La lipidosi epatica è la malattia acuta del fegato più comune del gatto ed è molto grave. Può portare alla morte in pochi giorni o poche settimane, se non viene curata adeguatamente. È una malattia secondaria ad altre condizioni che causano inappetenza o anoressia, soprattutto nei gatti obesi. La lipidosi epatica può insorgere in appena due settimane se si verifica una riduzione dell’appetito del 50-75%.

La lipidosi epatica consiste nell’abnorme accumulo di lipidi (grassi) nelle cellule del fegato. Ogni condizione patologica che causa diminuzione o assenza dell’assunzione di cibo può esserne la causa. Tra le principali vi sono diabete mellito, obesità, pancreatite, malattia infiammatoria intestinale (IBD), colangite/colangioepatite, assunzione di sostanze tossiche e digiuno. Se l’organismo del gatto non riceve un’adeguata quantità di calorie con l’alimento, inizia a utilizzare i grassi corporei, che vengono mobilizzati e che giungono al fegato attraverso il circolo ematico. Giunti nelle cellule del fegato, superano la loro capacità di utilizzarli, si accumulano e causano l’infiammazione e il rigonfiamento delle cellule stesse, che smettono di funzionare.

In media, il gatto affetto da lipidosi è di mezza età, un tempo era obeso ma ha perso almeno il 25% del suo peso corporeo originario, ha scarso appetito e può avere evidenti problemi dell’apparato digerente (il 38% presenta vomito, diarrea o costipazione). I gatti particolarmente deboli possono anche presentare squilibri elettrolitici o carenze vitaminiche dovute alla malattia epatica.

Nella lipidosi è frequente una tendenza al sanguinamento, perché i fattori della coagulazione vengono prodotti nel fegato.

Segni clinici e diagnosi di lipidosi epatica

Un gatto con insufficienza epatica è itterico, spesso ha nausea e vomito, non mangia e in generale è un animale evidentemente malato. L’ittero (colorazione gialla della pelle e delle mucose causata dall’aumento della bilirubina nel sangue) spesso è presente ma non viene notato dai proprietari. A volte la colorazione gialla non è evidente a occhio nudo, ma l’esame del sangue evidenzia un aumento della bilirubina. L’urina dei gatti itterici può avere un aspetto arancione o addirittura marrone a causa dell’accumulo di bilirubina.

Anche quando la bilirubina non è elevata, la malattia epatica può mostrare un aumento di un enzima nel sangue chiamato fosfatasi alcalina (ALP). Questo enzima non dovrebbe mai essere elevato nei gatti in circostanze normali, anche se esistono diverse forme di questo enzima e un suo innalzamento non indica necessariamente una malattia epatica. Un’elevazione dell’ALP richiede esami ulteriori come la valutazione degli acidi biliari. Se la bilirubina è aumentata, non è necessario l’esame degli acidi biliari. Altri enzimi epatici comunemente monitorati nel quadro ematico di routine sono l’alanina aminotransferasi (ALT) e l’aspartato animotransferasi (AST). Questi enzimi aumentano con relativa facilità anche se non sono altrettanto importanti nella valutazione epatica come gli aumenti di ALP.

Cause

La facilità con cui i gatti possono sviluppare una lipidosi epatica rispetto ai cani è spiegata dalla loro biologia. I gatti si sono evoluti come predatori di piccoli uccelli e roditori, consumando piccoli pasti più volte nel corso della giornata. La loro fisiologia è orientata verso una dieta completamente carnivora e con il presupposto che in natura non hanno l’opportunità di sviluppare ampie riserve di grasso.

Tutto questo è cambiato quando i gatti sono diventati domestici. Il gatto domestico moderno ha tutte le possibilità di diventare grasso e, se si ammala o si perde e smette di mangiare, compare un grosso problema. Le riserve di grasso si mobilitano; normalmente, in caso di fame, il grasso viene spostato dai depositi del corpo al fegato per essere trasformato in lipoproteine, ma il fegato felino non è stato concepito per gestire grandi quantità di grasso mobilitato. Il fegato si infiltra di grasso e smette di funzionare. A complicare la situazione c’è l’elevato fabbisogno di proteine della dieta, unico per i gatti; la malnutrizione proteica si sviluppa molto rapidamente quando i gatti non mangiano.

Perché un gatto smette di mangiare?

Quasi sempre c’è una causa sottostante alla diminuzione dell’assunzione di cibo che porta il gatto verso la lipidosi. Ad esempio, se un gatto si perde e non trova da mangiare; in tal caso la causa si risolve facilmente. Ma in oltre il 90% dei casi c’è una patologia sottostante che va individuata e risolta, con una prognosi che potrebbe non essere così favorevole.

Uno studio ha verificato quali sono le condizioni primarie che portano alla lipidosi nei gatti. Ecco le principali.

Terapia della lipidosi epatica felina

La pietra miliare del trattamento della lipidosi epatica è un supporto nutrizionale aggressivo, utilizzando diete specifiche ad alto contenuto di proteine e basso contenuto di carboidrati. I gatti a cui si fornisce un adeguato sostegno nutrizionale hanno il 90% di possibilità di guarire, in caso contrario muoiono nella maggior parte dei casi.

Come somministrare il cibo

In genere, quando un gatto ha problemi di lipidosi epatica rifiuta di mangiare spontaneamente, ma è essenziale introdurre il cibo nel suo organismo. Esistono diversi metodi per ottenere questo risultato. Forzare il gatto ad alimentarsi per bocca è sconsigliato, dal momento che il gatto non ha fame e spesso è nauseato. Questo metodo può anche creare avversione verso il cibo, anche dopo che la lipidosi è guarita.

Sondino nasogastrico

Un sottile sondino per l’alimentazione può essere fatto passare attraverso una narice lungo l’esofago e fissato in posizione per consentire la somministrazione di una dieta liquida tramite siringa. L’inserimento di questo tipo di sondino non richiede anestesia ed è relativamente facile da usare. A causa del diametro ridotto, attraverso il tubo possono essere somministrate solo diete liquide. Spesso questa forma di alimentazione viene utilizzata per i primi giorni, poiché è il periodo in cui il rischio di sanguinamento è più elevato e il paziente è meno stabile per l’anestesia. Quando il paziente è più stabile si può inserire un tubo esofagogastrico, più stabile e che può essere mantenuto per più tempo.

Tubo esofagogastrico

Il metodo più efficace per somministrare alimento ai gatti anoressici è di inserire un tubo nell’esofago dal lato del collo. Questa procedura si esegue con un’anestesia a breve durata d’azione. Per tenere il tubo in posizione ed evitare che si impigli negli oggetti si applica un bendaggio o un collare imbottito, anche se il tubo è abbastanza comodo da non richiedere un collare elisabettiano. Il gatto può muoversi liberamente e l’alimentazione può essere somministrata con facilità, in quanto il tubo ha un diametro maggiore del sondino nasogastrico. Il tubo deve rimanere in sede per almeno 2 settimane, ma può restare anche per molti mesi, se necessario. Non interferisce con la normale alimentazione quando il gatto recupera l’interesse per il cibo. In genere il gatto viene ospedalizzato per alcuni giorni per essere monitorato e successivamente può essere gestito a casa dai proprietari. Il veterinario deve spiegare dettagliatamente come somministrare l’alimento, di quale tipo, in che quantità e con che frequenza. È importante attenersi alle istruzioni e informare immediatamente il veterinario se non si è in grado di eseguirle o se il tubo presenta problemi. In ogni caso occorre ricordare alcune regole.

  • I tubi di alimentazione devono essere puliti somministrando con la siringa acqua tiepida prima dell’uso e puliti nuovamente con acqua dopo (di solito sono sufficienti 6 ml).
  • Il cibo deve essere riscaldato a temperatura corporea. Il cibo freddo di frigorifero può indurre il vomito.
  • Il cibo deve essere somministrato lentamente. Una rapida distensione dello stomaco può indurre il vomito.
  • Se il tubo di alimentazione si ostruisce o si blocca, il risciacquo con acqua tiepida di solito lo sblocca.

Il tubo esofagogastrico permette di somministrare facilmente i farmaci necessari al supporto del fegato. I prodotti utilizzati più spesso sono i seguenti.

  • Ursodiolo – favorisce il flusso biliare e aiuta a prevenire l’assorbimento di prodotti biliari tossici dal tratto intestinale.
  • Epatoprotettori – queste sostanze aiutano a sostenere la funzione epatica.
  • L-Carnitina – integratore utile per il trasporto dei grassi.
  • Taurina – questo aminoacido aiuta a legare alcuni tipi di acidi biliari tossici per eliminarli dall’organismo. Di solito è carente nei gatti che non mangiano correttamente e l’integrazione a breve termine (7-10 giorni) è indicata per i gatti con lipidosi.
  • Antibiotici – tengono sotto controllo il numero nocivo di batteri in crescita nell’intestino.
  • Vitamina B-12 (cobalamina) – questa vitamina si esaurisce facilmente nelle malattie intestinali croniche. L’ideale sarebbe controllare il livello ematico di questa vitamina prima della terapia, ma spesso, dato che è poco costosa e sicura da usare, viene incluso nella terapia un ciclo di iniezioni o un’integrazione orale. Come regola generale, i gatti con lipidosi sono carenti di tutte le vitamine del gruppo B ed è preferibile un’integrazione generale al doppio della dose di mantenimento.
  • Vitamina K – la maggior parte dei gatti affetti da lipidosi epatica presenta un’anormale coagulazione del sangue a causa dell’incapacità del fegato di fornire i fattori della coagulazione che dipendono dalla vitamina K.

L’alimentazione assistita tramite sondino o tubo dura in media 2-6 settimane, ma se necessario il tubo esofagogastrico può essere mantenuto in sede per mesi.