
La malattia infiammatoria intestinale o IBD (inflammatory Bowel Disease) è una condizione caratterizzata dall’infiammazione cronica che può colpire qualunque tratto dell’apparato gastrointestinale.
L’intestino comprende diversi strati di delicato tessuto, tra cui uno strato muscolare che serve a far avanzare il contenuto alimentare e a mescolare i nutrienti con gli enzimi digestivi, e uno strato interno di mucosa responsabile dell’assorbimento dell’alimento. In corso di IBD questi strati vengono infiltrati da diversi tipi di cellule infiammatorie che ne alterano la struttura e la funzionalità, causando i sintomi della malattia. Non si conoscono le cause precise della malattia infiammatoria intestinale ma si ritiene che sia una risposta anomala del tessuto intestinale a vari stimoli di natura alimentare, microbica e immunitaria. Gli animali con IBD hanno un’alterazione della flora intestinale (detta disbiosi) e una risposta immunitaria anomala ai batteri intestinali. Sembra inoltre che vi sia una predisposizione genetica nello sviluppo di IBD, con una particolare suscettibilità della razza siamese.
Sintomi
Gli animali colpiti da IBD possono presentare diarrea, vomito, perdita di peso, da soli o in combinazione. Possono anche essere presenti flatulenza, dolore addominale, diminuzione o aumento della fame. I sintomi sono causati dal fatto che l’infiammazione causa atrofia dei villi della mucosa, responsabili dell’assorbimento del nutrimento (quindi malassorbimento). Inoltre l’aumento della permeabilità della mucosa intestinale provoca perdita di liquidi, proteine e sangue nel lume intestinale (quindi diarrea e dimagramento). L’infiltrazione delle cellule infiammatorie nello stomaco provoca la stimolazione del vomito e il rallentamento dello svuotamento dello stomaco, anche questo causa di vomito.
Il vomito cronico si manifesta se l’infiltrazione è nello stomaco o nelle aree superiori dell’intestino tenue. Se l’infiltrazione è nell’intestino tenue inferiore il paziente presenta diarrea acquosa con perdita di peso. Una diarrea mucosa con sangue fresco (colite) è il risultato dell’infiltrazione infiammatoria nell’intestino crasso. Qualunque tratto dell’apparato digerente, anche in combinazione, può essere colpito dalla IBD.
Diagnosi
Inizialmente i sintomi possono essere subdoli e difficili da notare, anche perché per i gatti è abbastanza normale vomitare o avere qualche episodio di feci molli o diarrea di tanto in tanto. L’animale colpito da IBD può avere un aumento degli episodi di vomito o diarrea, o può esserci una lieve perdita di peso anche se l’appetito resta lo stesso. In questi casi, anche se l’animale non sembra malato in modo ovvio, occorre iniziare a valutare la sua condizione.
I sintomi non sono specifici: molte altre malattie dell’apparato digerente o generali possono manifestarsi nello stesso modo (ad esempio il linfoma, infestazioni parassitarie, alterazioni della flora intestinale) per cui per effettuare una diagnosi si deve ricorrere a esami complementari per valutare se possono essere presenti altre cause responsabili dei sintomi.
Per prima cosa si eseguono esami del sangue e dell’urina per escludere la presenza di problemi metabolici, come malattie del fegato, dei reni, una pancreatite o l’ipertiroidismo.
L’esame delle feci e un trattamento antiparassitario ad ampio spettro servono ad escludere che la causa dei disturbi siano i parassiti intestinali, ad esempio vermi tondi o Giardia. Un’altra causa da escludere è l’insufficienza pancreatica esocrina, una malattia che causa la carenza di enzimi digestivi. Questo si effettua con dei test specifici condotti sul sangue. Si esegue anche la valutazione dei livelli nel sangue di vitamina B12 (cobalamina) e di folati. Quando vi è un’alterazione della flora intestinale spesso la cobalamina è diminuita e i folati sono aumentati.
Altri esami utili sono l’esame radiografico e l’esame ecografico dell’addome. L’esame ecografico, in particolare, permette di osservare se è presente un aumento di spessore della parete intestinale. Questo elemento è presente nella malattia infiammatoria intestinale, ma si può osservare anche in un tipo di tumore detto linfoma, piuttosto comune nei gatti. Con l’esame ecografico si può vedere anche se il pancreas è normale o infiammato, ossia è presente pancreatite.
Escluse altre cause con questi accertamenti, la diagnosi di IBD è probabile, ma la certezza si ha solo con la biopsia intestinale. Questo esame consiste nel prelevare dei frammenti di parete dell’intestino e dello stomaco o tramite un esame endoscopico o tramite un intervento chirurgico, aprendo l’addome. I frammenti di tessuto vengono poi esaminati al microscopio da un patologo veterinario. Questo esame permette inoltre di differenziare la malattia infiammatoria intestinale dal linfoma.
Terapia
La cura per l’IBD può richiedere diversi tentativi prima di trovare la terapia più efficace. Il trattamento consiste in terapie dietetiche, terapie antibiotiche e somministrazione di farmaci che inibiscono il sistema immunitario (immunosoppressivi).
I pazienti in buone condizioni generali in molti casi migliorano con la sola terapia dietetica o con la dieta associata a una terapia antibiotica. Negli animali con forme moderate o gravi occorre sia la dieta che le terapie antibiotiche e immunosoppressive.
Terapia dietetica
La dieta per la malattia infiammatoria intestinale comprende tre diverse opzioni.
- Diete facilmente digeribili. Contengono bassi livelli grassi e di fibra.
- Diete monoproteiche. Contengono una sola fonte di proteine e vanno scelte quelle che il gatto non ha mai mangiato prima (es. cervo, anatra, tacchino, pesce…).
- Diete idrolizzate. Sono alimenti in cui le proteine sono scisse in molecole troppo piccole per stimolare il sistema immunitario e che non possono quindi causare reazioni infiammatorie a livello intestinale.
Delle tre opzioni, la dieta idrolizzata è quella che dà le maggiori percentuali di successo. Una risposta favorevole a una terapia dietetica si dovrebbe osservare entro 1-2 settimane. Occorre che nel periodo di prova, e successivamente se la dieta ha successo, l’animale non mangi niente altro per non scatenare di nuovo i sintomi.
Terapia antibiotica
La terapia antibiotica, che di solito si associa alla dieta, consiste nel somministrare un antibiotico per alcuni giorni o alcune settimane. Di solito si utilizza anche un farmaco antiparassitario per escludere la presenza di parassiti intestinali, non sempre rilevabili con l’esame delle feci.
Terapia immunosoppressiva
I farmaci immunosoppressivi si impiegano nei pazienti con IBD in forma moderata o grave, o che hanno un livello di proteine nel sangue basse, e a quelli che non rispondono alla terapia dietetica e antibiotica. La prima classe di farmaci che si utilizzano sono i cortisonici, per bocca o per iniezione.
Se questi farmaci non hanno effetto si associano altri principi attivi, come l’azatioprina, la ciclosporina o il clorambucil. Ogni paziente risponde in modo diverso per cui occorre trovare i farmaci e i dosaggi che danno le risposte migliori, andando anche per tentativi. La terapia immunosoppressiva in genere deve durare 2-3 mesi ma in alcuni soggetti va proseguita per periodi molto più lunghi.
Terapie di sostegno
Se i livelli di cobalamina sono bassi si somministra vitamina B12 per iniezioni o per bocca. In teoria potrebbe essere utile la somministrazione di probiotici e prebiotici. I probiotici sono batteri (i cosiddetti fermenti intestinali) che aiutano a mantenere una flora batterica intestinale sana e a combattere la proliferazione di batteri dannosi. I prebiotici sono carboidrati complessi che favoriscono la crescita dei probiotici.