Classificazione

Sottordine Cryptodira
Superfamiglia Testudinoidea
Famiglia Testudinidae

Sottospecie

Non è riconosciuta nessuna sottospecie, anche se vi sono leggere differenze di dimensioni e colorazione secondo la zona di provenienza.

Origine e habitat naturale

E’ originaria della penisola indiana e si trova anche in Pakistan e Sri Lanka. Occupa habitat piuttosto vari, che vanno dalle foreste tropicali decidue alle pianure erbose alle savane, ambienti caratterizzati da un periodo di clima asciutto di durata variabile. Si trova comunque sempre in vicinanza di fonti d’acqua, in cui ama immergersi. E’ particolarmente attiva durante la stagione dei monsoni; nei periodi asciutti è attiva al mattino e alla sera, o arriva ad estivarsi restando inattiva e senza alimentarsi per molto tempo.

Descrizione

Il carapace, ovoidale e a forma di cupola, può arrivare a circa 35 cm, ma le dimensioni medie sono di 25 cm. Gli scuti centrali e laterali sono rialzati in corrispondenza dell’areola, dando al carapace un aspetto bozzellato. Questa conformazione è normale, e non va confusa con la “piramidalizzazione” causata da un’alterazione della crescita. Alla nascita i piccoli hanno il carapace liscio, e la crescita “a piramide” degli scuti inizia ad un anno di età. L’entità della piramidalizzazione è piuttosto variabile a seconda dei soggetti, e il suo significato non è chiaro.
Il colore della corazza è molto bello e particolare. Il carapace è nero o marrone scuro, con un disegno giallo o marrone chiaro formato dalle areole e da delle strisce radiali (6-12) che si irraggiano dalle areole, dando agli scuti un aspetto stellato caratteristico. Lo stesso tipo di disegno si osserva nel piastrone.

Dimorfismo sessuale

Le femmine raggiungono una taglia maggiore e sono più larghe. Il maschio ha la coda più lunga e grossa e il piastrone concavo, mentre nella femmina è piatto. La distanza tra lo scuto sopracaudale della corazza e gli scuti anali del piastrone è maggiore nella femmina.

A sinistra la femmina, a destra il maschio

Mantenimento in cattività

La sistemazione ideale è all’aperto (nei climi e nei periodi caldi), in modo che questa delicata tartaruga abbia la possibilità di pascolare e beneficiare dell’azione del sole. E’ necessario che siano presenti delle zone ombreggiate e l’accesso costante ad un basso recipiente d’acqua in cui possa immergersi. Non tollera il freddo e l’umidità, ma nella stagione calda può essere lasciata all’aperto quando piove. Si deve fornire un riparo riscaldato durante la notte, tranne che nei periodi più caldi.
Nei periodi freddi deve essere sistemata al caldo all’interno. Il mantenimento in terrario è poco indicato, mentre è preferibile costruire un largo recinto in una stanza riscaldata ad almeno 24°C. E’ indispensabile l’uso di una lampada a spettro completo (UVA) e preferibilmente anche ad emissione di UVB, e di un faretto riscaldante per creare un punto caldo di circa 38°C. L’arredo deve comprendere un rifugio e un basso recipiente d’acqua tiepida. Come fondo si possono utilizzare trucioli o terriccio.
Il mantenimento non è molto diverso rispetto a G. pardalis, tuttavia G. elegans ha la fama di essere una specie particolarmente delicata. Deve essere sempre rigorosamente isolata da altre specie, per il pericolo che contragga infezioni contro cui non ha difese naturali. I soggetti di cattura hanno un’elevatissima  mortalità, e sono decisamente sconsigliati, anche perché ormai si trovano esemplari nati in cattività con una certa facilità.

Alimentazione

G. elegans è strettamente erbivora e necessita di una dieta ricca di fibra e di calcio e povera di proteine. Una dieta eccessivamente nutriente causa alterazioni della crescita e malformazioni della corazza. L’alimentazione ideale viene fornita permettendo all’animale di pascolare l’erba di campo; sono indicati anche foglie e frutti del fico d’India. Alimenti quali pomodoro e insalata non sono adatti come base dell’alimentazione. E’ necessario fornire tutti i giorni un’integrazione di calcio, soprattutto nei soggetti in crescita. Negli animali tenuti all’interno si offrono erbe di campo, tarassaco e foglie di fichi d’India. Si deve somministrare anche un integratore con vitamina D3, oppure si deve usare una lampada ad ultravioletti di forte intensità.
In natura questa tartaruga consuma saltuariamente alimenti di origine animale, come invertebrati e carogne. In cattività, dove la disponibilità di cibo è illimitata e costante, si deve evitare in modo totale la somministrazione di questo tipo di alimenti. In caso contrario si creano facilmente alterazioni dell’accrescimento, patologie renali ed epatiche.

Legislazione

E’ in appendice II CITES e in allegato B del Regolamento CE 2724/2000. Non è elencata nel Libro Rosso IUCN.