geco leopardo Eublepharis macularius

 

Il geco leopardo è un piccolo sauro che origina da Asia centro-meridionale, Afghanistan meridionale, Pakistan e India nordoccidentale. Vive in ambienti aridi e caldi; è crepuscolare e notturno e resta nascosto sotto le rocce o dentro delle tane di giorno. Durante l’inverno entra in uno stato di leggero letargo. I gechi leopardo si riproducono facilmente in cattività per cui i soggetti in vendita sono tutti riprodotti da generazione negli allevamenti. Per la facilità di gestione e la docilità rappresentano una buona scelta per i principianti che vogliono avere un sauro.

Caratteristiche anatomiche

I gechi leopardo pesano 45 – 80 grammi e hanno una lunghezza di 20 – 25 cm; i maschi sono un po’ più grandi delle femmine. Questi sauri possono vivere fino a 20-30 anni. Il colore tipico è a macchie scure su fondo chiaro (da cui il nome comune) ma sono state selezionate molte varianti di colore.

Una delle numerose variazioni della livrea di un geco leopardo

 

I gechi leopardo, come le lucertole, possono perdere la coda di riflesso se questa viene afferrata, per sfuggire ai predatori. Quando si maneggiano è bene evitare di prenderli per la coda ma limitarsi ad afferrare delicatamente il corpo.

Contrariamente a molte specie di gechi, questi sauri hanno palpebre mobili, capaci di chiudersi, e non sono in grado di arrampicarsi su superfici lisce perche le loro zampe sono prive di lamelle adesive. Ai lati della testa si possono osservare due fessure che rappresentano il breve condotto uditivo, in fondo al quale si trova il timpano. La cute è morbida e delicata. La coda rappresenta un deposito di grasso e negli individui sani e ben alimentati è piuttosto arrotondata. Una coda molto magra indica un animale defedato, malato o denutrito.

geco leopardo Eublepharis macularius

Particolare della testa. Si può osservare la piccola apertura del condotto uditivo dietro gli occhi

Gestione

I gechi leopardo vanno alloggiati in terrari di vetro di almeno 90 x 38 x 30 cm; il coperchio superiore deve avere una griglia per l’areazione. La temperatura del terrario non deve essere uguale ovunque ma deve presentare una differenza, il cosiddetto gradiente, tra un punto più caldo e uno più fresco, in modo che i rettili all’interno possano scegliere a qual temperatura stare. La temperatura nel punto più caldo deve essere di 29-32°C e nel punto fresco di 24-26°C. Durante la notte la temperatura deve essere di 18-24°C.

Il riscaldamento può essere fornito con una lampadina a incandescenza da 75 watt, accesa per 10-12 ore al giorno. I sistemi di riscaldamento detti rocce calde possono causare ustioni ventrali e non vanno mai utilizzati. Durante il periodo invernale si dovrebbe concedere ai gechi un periodo di brumazione (letargo parziale) con una temperatura di 10-18°C. Poiché originano da ambienti a clima asciutto l’umidità del terrario deve essere bassa.

Come substrato si possono utilizzare diversi materiali: sassolini (abbastanza grandi da non riuscire ad essere ingoiati), giornali, moquette, erba finta, fogli di carta, corteccia a pezzi. Sabbia, ghiaia fine, trucioli di legno, tutolo di mais, gusci di noce frantumata o altri substrati di piccole dimensioni vanno evitati perché possono facilmente essere ingeriti e causare un’ostruzione intestinale. La pulizia del terrario è facilitata dal fatto che i gechi defecano sempre in uno o due angoli del terrario.

Nel terrario vanno collocate alcune tane in cui i gechi possano ritirarsi. È inoltre necessario mettere un contenitore di plastica ermetico con un foro nel coperchio, riempito a metà con vermiculite, sfagno o muschio mantenuti umidi spruzzandoli di acqua tutti i giorni. Questo recipiente serve a creare una zona umida localizzata, che non aumenti l’umidità relativa del terrario, in cui i gechi entrano per facilitare la muta, cioè il cambio della pelle. L’umidità serve a impedire che frammenti di muta restino incollati alle dita o alla punta della coda, causandone la perdita per la costrizione del circolo sanguigno. I gechi, come tutti i sauri, compiono regolarmente la muta: la vecchia pelle si stacca dopo che sotto si è formato un nuovo strato di pelle. Prima della muta il geco appare di colore smorto, dopo di che la pelle si stacca a grossi pezzi e viene ingerita dall’animale. I giovani compiono la muta circa ogni due settimane, gli adulti una volta al mese.

geco leopardo

Geco leopardo in muta

I maschi non devono essere alloggiati insieme ad altri maschi perché lotterebbero procurandosi gravi ferite fino anche alla morte. Un maschio può invece essere ospitato con qualsiasi numero di femmine, che tra loro convivono pacificamente.

Alimentazione

I gechi adulti vanno alimentati due – tre volte alla settimana. Sono rettili insettivori e in cattività si nutrono di insetti vivi, il cui movimento stimola l’istinto della caccia. L’alimento principale consiste in blatte e grilli, di dimensioni adatte alla taglia dell’animale, ossia lunghi metà della testa del geco. In misura minore si possono offrire bachi da seta, tarme della farina, camole del miele e altri tipi di insetti. Gli insetti, prima di essere somministrati, vanno alimentati con alimenti nutrienti e con un integratore minerale vitaminico e spolverati di calcio prima di essere offerti (ad ogni pasto per i giovani, ogni 2-3 pasti per gli adulti). I gechi giovani vanno alimentati tutti i giorni, gli adulti 2-3 volte alla settimana offrendo circa 4-6 prede, ossia quello che viene consumato in circa 15 minuti. Va sempre lasciato a disposizione un piccolo contenitore di acqua da bere da cambiare tutti i giorni. Ai giovani e alle femmine in riproduzione va inoltre offerto un piattino con del calcio carbonato in polvere.

Determinazione del sesso

La determinazione del sesso è possibile dopo i tre mesi di età. I maschi hanno pori femorali (una serie di piccole strutture poste a forma di “V” sopra la cloaca) più prominenti e due rigonfiamenti alla base della coda, dietro l’apertura cloacale, in cui sono alloggiati gli emipeni (i sauri hanno due peni, detti emipeni). I maschi adulti hanno una corporatura più robusta e la testa più larga rispetto alle femmine.

geco leopardo

Maschio di geco leopardo

geco leopardo Eublepharis macularius

Femmina di geco leopardo

Riproduzione

Le femmine di geco leopardo hanno più calori durante la stagione riproduttiva. Da gennaio a settembre depongono due uova ogni tre – quattro settimane per un totale di quattro – dieci covate (generalmente sei). Dopo un singolo accoppiamento femmine possono trattenere lo sperma e restare fertili per un anno. Le uova possono essere incubate a 27 – 32°C, con un’umidità del 75-100%, e si schiudono in circa 55-60 giorni. La determinazione del sesso nel geco leopardo non dipende dai cromosomi sessuali ereditati dai genitori ma dalla temperatura a cui vengono incubate le uova durante le prime due settimane. Nascono principalmente maschi a temperature di incubazione tra 31 e 33°C e femmine al di sopra o al di sotto di queste temperature. Le femmine nate a temperature più calde sono più aggressive e spesso sterili.

I piccoli compiono la muta dopo uno o due giorni dalla nascita; iniziano a nutrirsi entro quattro-cinque giorni di grilli, camole del miele e tarme della farina molto piccole, il tutto cosparso di calcio carbonato in polvere. I gechi leopardi non sembrano richiedere luce ultravioletta, probabilmente perché sono notturni, a condizione che ricevano un supplemento di vitamina D3.

I piccoli hanno un disegno a strisce che gradualmente lascia il posto al disegno maculato dell’adulto. Se correttamente nutriti dovrebbero raggiungere la taglia adulta e riprodursi entro il primo anno di vita. La produzione delle uova diminuisce dopo sette-otto anni; molti allevatori mettono a riposo le femmine dopo che hanno deposto 70 uova.

Cosa controllare per vedere se un geco è sano

geco leopardo
  • Occhi simmetrici, di uguali dimensioni, non più piccoli o ingranditi, puliti e senza croste e senza gonfiori delle palpebre
  • Pelle integra, dal colore vivace, senza lesioni
  • Dita integre, comprese le unghie, senza pezzi di vecchia pelle aderenti alle estremità
  • Atteggiamento attento e reattivo, capacità di reggersi bene sui quattro arti
  • Narici pulite e senza scoli
  • Mascella e mandibola di uguale lunghezza
  • Cavità orale rosea, senza aree gialle o arrossate, margini della bocca senza croste
  • Coda arrotondata, senza residui di pelle vecchia sulla punta, con la punta integra
  • Nei maschi, assenza di tumefazioni o croste a livello degli emipeni

Geco eccessivamente magro

Malattie principali

La maggior parte delle malattie dei gechi leopardo sono secondarie a malnutrizione, mancanza di adeguata integrazione minerale e vitaminica e scorretta gestione ambientale in particolare per quanto riguarda temperatura e umidità.

Carenza di vitamina A

Se gli insetti da preda non vengono adeguatamente nutriti prima di essere offerti si può creare una carenza di vitamina A. I primi sintomi sono rappresentati dall’accumulo di muco negli occhi, che con il tempo solidifica formando una spessa crosta gialla che impedisce al geco di vedere. Altri sintomi sono rappresentati da diminuzione dell’appetito, formazione di tappi negli emipeni (descritta dopo), infezione  della bocca (stomatite) e infiammazione delle palpebre. Nei casi avanzati si crea una cheratite (infiammazione della cornea) irreversibile che porta a cecità permanente, anche se si cura la causa.

geco leopardo ipovitaminosi A

Carenza di vitamina A: tra le palpebre si è formata una crosta. L’aspetto opaco della pelle è dovuta al fatto che io geco è in muta.

Per permettere al geco di guarire, la crosta che si forma tra le palpebre va rimossa dal veterinario. Si somministra vitamina A e si procede all’alimentazione forzata fino a che il miglioramento dello stato di salute permette al geco di alimentarsi spontaneamente, in genere in 2-4 settimane. Se la condizione è avanzata si può avere la morte, soprattutto per le lesioni al fegato (lipidosi epatica).

Tappi negli emipeni

I gechi leopardo, come tutti i sauri, hanno due organi copulatori, detti emipeni, strutturati come due piccole tasche inserite alla base della coda. In caso di carenza di vitamina A o di ambiente troppo secco all’interno di questa tasca si possono accumulare cellule desquamate che formano un ammasso che aderisce fortemente alla mucosa. Secondariamente questa può infiammarsi e fare infezione. La formazione del tappo appare come un rigonfiamento di uno o entrambi gli emipeni, al cui sbocco si può notare una crosta che protrude. Con il tempo si può formare un ascesso che si apre all’esterno.

Il trattamento consiste nel porre il geco in anestesia gassosa e con un sondino ammorbidire il tappo irrorando la tasca con della soluzione sterile tiepida e poi “spremerlo” all’esterno. Nei casi più gravi è necessario  procedere all’amputazione dell’emipene. Secondo la gravità della condizione può essere necessario somministrare un antibiotico e in tutti i casi si deve correggere la carenza di vitamina A e/o fornire una zona umida tramite un piccolo contenitore come descritto nella gestione.

geco leopardo Eublepharis macularius

Tappo in un emipene. Il tappo sta per essere asportato e si vede l’emipene a cui è ancora adeso.

I due tappi asportati da un geco

geco leopardo

Geco con ascessi degli emipeni. Il materiale presente nell’emipene viene ammorbidito instillando del liquido.

geco leopardo

Dopo essere stato ammorbidito il pus viene spremuto dalla tasca

Lipidosi epatica

Questa grave condizione consiste nell’accumulo di grassi nel fegato che ne ostacolano la funzionalità portando alla morte per insufficienza epatica. Le cause possono essere diverse, in particolare errori alimentari (carenze vitaminiche) e varie malattie. Si deve tentare una terapia di sostegno, oltre a correggere se possibile la causa primaria, ma la mortalità è elevata. Occorre fornire alimentazione tramite sondino gastrico con piccoli pasti frequenti, fino a 5 volte al giorno, somministrando anche vitamine e farmaci epatoprotettori. La ripresa dell’alimentazione spontanea richiede in genere 6-8 settimane.

Malattia ossea metabolica

Questa patologia consiste in un’alterazione delle ossa causata da una carenza cronica di calcio e/o vitamina D3 per errori alimentari. È più grave nei soggetti giovani, in crescita, in cui causa una deformazione permanente delle ossa. Le ossa diventano molto fragili e si possono fratturare per traumi minimi. La malattia ossea metabolica si manifesta con debolezza, incapacità di sollevare bene il corpo sulle quattro zampe, difficoltà ad afferrare la preda, curvatura delle ossa lunghe delle zampe. La decalcificazione delle ossa si nota soprattutto a livello della mandibola che invece di essere solida si piega facilmente se si prova a premerla sulla punta. La radiografia del corpo permette di valutare il grado di demineralizzazione dello scheletro, la presenza di malformazioni ossee e di eventuali fratture. Nei casi più gravi si creano lesioni alla spina dorsale con conseguente paralisi delle zampe posteriori e incapacità di urinare e defecare; se queste lesioni non si risolvono con la terapia va considerata l’eutanasia.

La terapia consiste nella somministrazione di calcio, per iniezioni e per bocca, e di vitamine e nell’alimentazione assistita con sondino. Il geco va manipolato con molta delicatezza per evitare di causare fratture e va tenuto in un terrario senza oggetti in cui arrampicarsi. Eventuali fratture del arti vanno immobilizzate. Il miglioramento può richiedere settimane o mesi, secondo quanto la condizione è avanzata.

Disecdisi (problemi di muta)

I sauri rinnovano lo strato esterno della pelle periodicamente tramite un processo detto muta o ecdisi in cui lo strato esterno di pelle, morta, si stacca per la formazione di un nuovo strato sottostante. Nei gechi leopardo un ambiente troppo secco può far sì che la pelle a livello delle dita non riesca a staccarsi. Muta dopo muta, strati di vecchia pelle si accumulano ostacolano il circolo sanguigno e causano la perdita delle dita. Per prevenire questo problema si deve lasciare nel terrario una scatolina piena di materiale umido con una piccola apertura. La pelle ritenuta va delicatamente asportata dopo averla ben idratata lasciando il geco in un contenitore con un panno bagnato per diversi minuti. Eventuali dita necrotiche vanno amputate in anestesia. È opportuno controllare spesso le dita del geco, per intervenire subito se si nota che pelle della muta precedente non si è staccata correttamente.

geco leopardo

Ritenzione della pelle sulle dita

Perdita della coda

I gechi leopardi possono perdere la coda, che si stacca a livello di un piano di frattura naturale di una vertebra, con una perdita di sangue minima. I gechi addomesticati generalmente non perdono la coda, a meno che non venga afferrata per immobilizzare il geco se cerca vigorosamente di fuggire. Dopo il distacco la ferita si contrae e si ricopre di pelle. Da otto a 15 giorni dopo la perdita della coda, inizia la sua rigenerazione. La coda ricresce in un mese, più corta e più spessa e con un asse cartilagineo al posto delle vertebre ossee.

geco leopardo

Perdita della coda. Il distacco è avvenuto spontaneamente in seguito all’aggressione di un altro geco.

Costipazione intestinale

La costipazione intestinale si può verificare nei gechi alloggiati su sabbia, ghiaia fine, trucioli di legno o gusci di noce frantumata, per ingestione accidentale del substrato mentre mangiano le prede. Non si devono utilizzare come substrati materiali fini, che possono essere ingeriti. I segni clinici della costipazione possono comprendere assenza di feci, letargia, anoressia, sforzi per defecare e prolasso (fuoriuscita all’esterno) dell’intestino.

La diagnosi si effettua palpando l’addome ed eseguendo una radiografia. Il trattamento consiste nell’alimentazione forzata e nella somministrazione ripetuta tramite sonda gastrica di una miscela di olio di vaselina e acqua, fino a che il geco riprende a defecare e mangiare normalmente. Nei casi più gravi od ostinati è necessario un intervento chirurgico per rimuovere il materiale impaccato nell’intestino. Il prolasso cloacale o il prolasso del colon sono una conseguenza occasionale dell’ostruzione intestinale. I casi lievi possono essere ridotti in anestesia ma in quelli più gravi l’intestino prolassato va ridotto e fissato alla parete del ventre con un intervento chirurgico.

Diarrea

I gechi leopardo producono normalmente feci solide e asciutte che depositano in uno o due angoli del terrario. Feci acquose o semiformate o deposte al di fuori delle normali aree di defecazione sono anormali, specialmente se contengono insetti non digeriti.

La diarrea può avere diverse cause. Due importanti cause di diarrea sono i parassiti, tra cui criptosporidi, coccidi e protozoi che si ricercano con l’esame delle feci. Anche i batteri, i funghi e molto raramente i virus possono causare diarrea.  Cause non infettive di diarrea sono rappresentate dall’ingestione di corpi estranei, specialmente sabbia o ghiaia, che possono essere diagnosticati con le radiografie.

Polmonite

La polmonite può derivare dall’aspirazione accidentale di materiale alimentare o da infezioni favorite da un ambiente troppo freddo. L’aspirazione è comune nei gechi anoressici trattati dai proprietari con l’alimentazione forzata eseguita male. I sintomi sono rappresentati da un aumento dello sforzo respiratorio (visibile come un aumento esagerato dei movimenti respiratori e della loro frequenza) e dall’emissione di bolle dalle narici. L’esame radiografico può confermare la diagnosi e valutare l’estensione del problema. In caso di polmonite si deve correggere la temperatura del terrario, se è troppo bassa, e somministrare antibiotici per alcune settimane.

Ritenzione delle uova

La ritenzione delle uova (incapacità di deporre le uova sviluppate nell’addome) è rara nei gechi leopardo. Le loro uova hanno un guscio tenero, poco calcificato, che può essere difficile da distinguere con una radiografia, pertanto in caso di dubbio è preferibile effettuare un esame ecografico. Per prevenire problemi di ritenzione delle uova è importante che la femmina abbia a disposizione un piattino con del carbonato di calcio, oltre alla consueta integrazione di calcio fornita agli insetti da pasto. Si deve inoltre porre nel terrario delle tane in cui la femmina può nascondersi. In caso di ritenzione delle uova si può provare a somministrare l’ormone ossitocina che però non è molto efficace nei sauri. Se la ritenzione delle uova supera le tre settimane si deve ricorrere alla loro rimozione chirurgica.

Radiografia di una femmina gravida: nell’addome si vedono le due uova. Questo geco ha anche un problema di decalcificazione (malattia ossea metabolica)

Gotta

La gotta è una malattia metabolica che consiste nella precipitazione in articolazioni e organi interni di cristalli di acido urico. Rappresenta lo stadio finale dell’insufficienza renale e non è guaribile. Come terapia palliativa si somministrano liquidi per la reidratazione, allopurinolo e piccole dosi di antinfiammatori.