Il letargo è un periodo di forte rallentamento del metabolismo che serve ai rettili dei climi temperati per superare il freddo invernale. I rettili, comprese le tartarughe, dipendono strettamente dal calore del sole per attivare tutti i processi metabolici (tra cui digestione, riproduzione, sistema immunitario, attività cardiaca ecc.). Durante l’inverno non potrebbero quindi “funzionare” e finirebbero per morire d’inedia o congelarsi. All’avvicinarsi della stagione fredda le tartarughe scavano un rifugio sotterraneo o, nel caso delle specie d’acqua dolce, si adagiano sul fondo del laghetto, in modo da proteggersi dal gelo. Rallentano al massimo il metabolismo, restando in uno stato di animazione sospesa in cui il consumo delle riserve corporee è estremamente rallentato. Con il tepore della primavera le tartarughe si “rimettono in moto” ed escono dalle tane o emergono dall’acqua, pronte a ricominciare le loro attività.

Le tartarughe percepiscono che si avvicina il letargo dalla diminuzione delle ore di luce diurna, in autunno, ma il momento vero e proprio in cui si interrano dipende dalla temperatura esterna. Le alterazioni del clima (es. un autunno molto caldo o alternarsi di periodi caldi e freddi negli ultimi mesi dell’anno) “confondono” il rettile, che può entrare e uscire dal letargo, a detrimento della sua salute.

Le tartarughe dei climi tropicali o desertici non vanno in letargo: lasciate all’aperto d’inverno morirebbero. Specie come Geochelone sulcata o G. pardalis vanno fatte svernare in locali riscaldati o in ampi terrari. Le tartarughe terrestri che vanno in letargo sono le nostre testuggini mediterranee: Testudo hermanni, T. marginata e T. graeca.  Attenzione però che gli esemplari di T. graeca che provengono dal Nord Africa non sono adattate ai nostri climi e devono svernare al caldo.
Testudo horsfieldii, la tartaruga russa, assomiglia alle testuggini mediterranee ma proviene da climi molto diversi dai nostri: sopporta bene il freddo asciutto ma non quello umido e se lasciata all’aperto d’inverno potrebbe non sopravvivere al clima dell’Italia del nord. Va fatta svernare in un locale riparato, a 5°C.

Testudo horsfieldii, la tartaruga russa.

 

Nel dubbio, se non siamo sicuri della specie o della provenienza della nostra tartaruga, ci dovremo rivolgere ad un erpetologo o a un veterinario esperto in rettili per una identificazione sicura e dei consigli specifici. Le tartarughe d’acqua dolce (Trachemys spp.) hanno un letargo facoltativo: non ne hanno bisogno e se tenute in casa restano sveglie tutto l’anno mentre se lasciate all’aperto vanno in letargo.

Le tartarughe si preparano al letargo mangiando abbondantemente durante la bella stagione, in modo da accumulare riserve di grasso che permetteranno il sostentamento durante il sonno invernale. È importante che prima del letargo siano in condizioni fisiche ottimali, ben nutrite e sane; tartarughe emaciate, malate, parassitate o ferite difficilmente riescono a superare il periodo invernale, oppure si svegliano così debilitate da non riprendersi più. Per questo motivo è importante controllare con cura le condizioni generali del rettile verso l’autunno. Ancora meglio sarebbe far fare una visita di controllo presso un veterinario esperto in rettili, per verificare lo stato di salute.

Le tartarughe terrestri dovrebbero vivere all’aperto, in un terreno ampio e parzialmente soleggiato. In queste condizioni esse scelgono istintivamente la zona più adatta in cui interrarsi per il sonno invernale.

La temperatura ideale per il letargo è di 4-5°C; il range di sicurezza è di 3-7°C. Se la temperatura raggiunge o supera i 10°C il metabolismo non è abbastanza rallentato e la tartaruga consuma le riserve corporee troppo in fretta. A temperature vicine o sotto 0°C il gelo danneggia i tessuti, con possibili lesioni o la morte.

Il letargo svolto in condizioni naturali comporta quindi molti rischi legati alle variabilissime condizioni meteorologiche. Nelle zone più a nord dell’Italia, in particolare, il rischio di congelamento è molto elevato. Per offrire un riparo ulteriore si può ricoprire il punto in cui la tartaruga si è interrata con un mucchio di foglie secche o paglia e porvi sopra un telo impermeabile.

Un pericolo insidioso è rappresentato da topi e ratti, che possono letteralmente divorare il rettile addormentato. Se la zona è infestata da roditori, è più prudente far fare alla tartaruga un letargo al chiuso, in una stanza fredda.

Il metodo consigliato per far svernare le tartarughe in condizioni artificiali consiste nel utilizzare due contenitori, uno posto dentro l’altro. Il contenitore più interno deve essere di dimensioni di poco superiori a quelle della tartaruga. Può essere rappresentato da una scatola di cartone o di polistirolo con delle piccole aperture per il passaggio dell’aria, che viene riempito con del materiale isolante quale paglia, foglie secche o pezzi di giornale. Questo contenitore viene posto dentro uno più grande, e lo spazio tra i due viene riempito con altro materiale isolante. In questo modo se la tartaruga compie dei movimenti, resta sempre nel primo contenitore, al centro di un ambiente isolato, e non rischia di avvicinarsi alle pareti dove la temperatura può essere troppo fredda. La stanza in cui si pongono i due contenitori (una cantina o un garage) deve avere temperatura che per tutto il periodo invernale non superi i 10°C e non scenda mai sotto lo zero.

E’ possibile ibernare le tartarughe in un ambiente controllato utilizzando dei frigoriferi: in questo modo è assicurata una temperatura costante. Periodicamente occorre garantire un ricambio d’aria, perché non si crei una carenza di ossigeno. Questo potrebbe essere il metodo più sicuro per far ibernare le giovani tartarughe nel primo anno di vita.

Le tartarughe d’acqua dolce tenute in un laghetto fanno il letargo sott’acqua. Perché ciò avvenga in condizioni di sicurezza la profondità dell’acqua deve essere di almeno un metro, in modo che sul fondo l’acqua non ghiacci mai. Se in superficie si forma una lastra di ghiaccio è opportuno romperla dopo qualche giorno, per permettere all’acqua di ossigenarsi. Le tartarughe immerse sono in fatti in grado di sfruttare l’ossigeno anche senza respirazione.

Affrontare il letargo è indispensabile per il benessere a lungo termine delle tartarughe mediterranee e il corretto funzionamento del loro organismo. Tuttavia, se il loro stato di salute lo sconsiglia possono saltare un inverno ed essere alloggiate in un terrario ben allestito, dotato di riscaldamento, in cui possano essere curate adeguatamente.