Questa malattia, definita un tempo come Micosi ’80 (dall’anno della sua scoperta) è causata da megabatteri, organismi attualmente classificati tra i miceti (funghi microscopici), denominati Macrorhabdus ornithogaster. Colpiscono principalmente la mucosa (il rivestimento interno) del proventricolo (lo stomaco ghiandolare), ma possono poi diffondersi a tutto l’apparato digerente.
Il contagio avviene per contatto di feci, saliva, vomito o materiale rigurgitato di pappagalli infetti. La megabatteriosi è una malattia che presenta un andamento cronico, anche di mesi. Causa difficoltà di digestione e assimilazione dell’alimento e si manifesta quindi con aumento della fame e deperimento nonostante l’aumento dell’assunzione di cibo, presenza di semi indigeriti nelle feci (se la dieta contiene semi). In seguito allo scadimento delle condizioni generali si possono verificare facilmente infezioni secondarie.
La conferma della diagnosi si ottiene osservando al microscopio i megabatteri nelle feci o da prelievi del gozzo, anche se non sempre si riesce ad individuarli.
La terapia è difficile e non sempre porta alla guarigione, e consiste nella somministrazione di prodotti antifungini. È necessario inoltre eseguire un’accurata pulizia di gabbie e accessori, perché i pappagalli colpiti potrebbero reinfettarsi con le loro feci.