La proventricolite è una malattia causata da un virus (bornavirus aviare) molto diffuso tra gli uccelli selvatici. Il metodo di trasmissione è probabilmente per contatto o inalazione o ingestione di materiale fecale, con eliminazione del virus attraverso le feci. Il virus si trova in feci, urine, lacrime e secrezioni orali degli uccelli infetti.

Il periodo di incubazione non è stato determinato con precisione, probabilmente va da un minimo di alcune settimane ad alcuni anni. La malattia colpisce il sistema nervoso centrale e periferico. In particolare, colpisce i gangli che innervano il proventricolo (lo stomaco ghiandolare), causandone l’atrofia, e da qui deriva la sintomatologia principale. Si sospetta che un pappagallo possa diventare portatore sano, diffondendo il virus ma senza ammalarsi.

La proventricolite può colpire tutte le specie di pappagalli, ma si osserva più spesso in amazzoni, ara, cinerini, cacatua e calopsitte. In un gruppo di pappagalli si osserva che solo alcuni sono colpiti, spesso a distanza di tempo gli uni dagli altri.

I sintomi principali riguardano l’apparato digerente: vomito e presenza di semi indigeriti nelle feci, feci fetide, perdita di peso. Possono essere anche presenti sintomi correlati al sistema nervoso: cecità, incoordinazione, debolezza, incapacità di restare sul posatoio. Il virus può inoltre causare danni ai reni e al cuore. Il pappagallo colpito muore a causa dell’incapacità di digerire l’alimento o per infezioni secondarie da parte di batteri o lieviti.

I sintomi della proventricolite non sono specifici perché possono essere causati da altre malattie, ad esempio intossicazione da metalli pesanti, parassiti intestinali, infezioni batteriche e fungine, altre malattie del cervello.

Il decorso della malattia varia secondo l’età, ed è tanto più breve quanto più giovane è il pappagallo; nei soggetti maturi può essere di alcuni anni. Alcuni soggetti si infettano ma non mostrano segni di malattia, ma diffondono il virus per tutta la vita, contagiando i pappagalli con cui sono a contatto.

La diagnosi di proventricolite può essere sospettata, oltre che per i sintomi, in base all’esame radiografico, che mostra una dilatazione del proventricolo. La conferma diagnostica nell’animale vivo è difficile, anche perché il virus viene emesso in modo incostante e gli stessi sintomi possono essere causati anche da altre malattie. Negli uccelli morti l’esame istologico permette invece di evidenziare le caratteristiche alterazioni dei gangli nervosi e confermare la diagnosi.

Non esiste una terapia specifica e neppure il vaccino. La somministrazione per lunghi periodi di alcuni tipi di antinfiammatori sembra migliorare la funzionalità dell’apparato digerente; si devono eliminare i semi dalla dieta e somministrare alimenti estrusi o pappe per lo svezzamento. Sono utili vitamine e acidi grassi. Si possono somministrare, se necessario, antibiotici e farmaci antifungini. I pappagalli colpiti non devono essere riprodotti, sia per evitare all’organismo un forte stress sia perché possono trasmettere il virus alla prole.

Nei pappagalli gravemente colpiti è consigliabile effettuare l’eutanasia. Il virus non si trasmette alle persone.