La malattia del becco e delle penne (in inglese detta PBFD – Psittacine beak and feather disease) è una malattia causata da un virus classificato come circovirus, ed è una malattia molto comune nei pappagalli; non colpisce altre specie. Il virus è molto resistente nell’ambiente: se contaminato da un pappagallo infetto, l’ambiente resta infettante per anni. Inoltre il virus è molto resistente ai disinfettanti.

I pappagalli infetti eliminano il virus nell’ambiente con la polvere delle penne e le feci. Il contagio avviene tramite l’inalazione della polvere delle penne o l’ingestione di materiale contaminato dalle feci. È anche possibile l’infezione diretta nell’uovo e quindi la trasmissione prenatale.

Il virus si replica in vari tessuti del corpo, tra cui il sistema immunitario e i follicoli delle penne, danneggiandoli e causando problemi di immunodepressione e alterazioni del piumaggio.

La malattia può colpire pappagalli di ogni età, ma i più giovani sono maggiormente sensibili, perché il loro sistema immunitario è immaturo. Sia il periodo di incubazione che la gravità dei sintomi variano secondo l’età dei soggetti colpiti. Il periodo di incubazione va da 2-4 settimane nei nidiacei a diversi anni negli adulti. La maggior parte degli adulti riesce a contrastare il virus senza ammalarsi; tuttavia molti continuano a eliminare il virus nell’ambiente e, pur non mostrando sintomi, fungono da serbatoio della malattia contagiando altri pappagalli in contatto.

Alterazione della colorazione del piumaggio in un cenerino. Le penne di colore rosa sono causate da un'infezine virale (Malattia del becco e delle penne, PBFD)

Alterazione della colorazione del piumaggio in un cenerino. Le penne di colore rosa sono causate da un’infezione virale (Malattia del becco e delle penne, PBFD)

Quando si manifestano i sintomi, la malattia si conclude inevitabilmente con la morte in tutti i casi. Nei nidiacei, soprattutto cacatua e cinerini, si può osservare morte improvvisa o un breve periodo di abbattimento, polmonite o diarrea seguiti dalla morte.

Nei giovani durante il periodo di crescita delle penne, e per alcune settimane dopo aver lasciato il nido, si osserva una forma acuta con abbattimento, diarrea, sintomi respiratori. Spesso c’è un coinvolgimento del piumaggio con perdita della polvere delle penne. Le penne possono crescere deformi o con alterazione del colore (ad esempio nei cenerini si possono osservare penne rosse anziché grigie).

Gli uccelli adulti mostrano più spesso una forma cronica, con caduta del piumaggio e crescita di penne alterate. Le alterazioni si aggravano ad ogni muta successiva, finché il pappagallo può restare completamente privo di penne. La malattia causa anche depressione del sistema immunitario e può quindi essere accompagnata da infezioni secondarie. Nelle forme avanzate si può osservare una deformazione del becco e delle unghie, che diventano fragili. Il decorso della malattia può essere lento, anche di diversi anni, ma si conclude sempre con la morte.

La diagnosi si basa su un test di laboratorio che ricerca il DNA virale (test PCR) da vari campioni, ad esempio le penne o il sangue negli animali vivi o gli organi interni da quelli morti. Anche l’esame istologico può essere diagnostico, ma è meno affidabile del test PCR.

Non esiste vaccino per questa malattia. Poiché è molto contagiosa e il virus si diffonde con facilità ed è molto resistente nell’ambiente, le norme di quarantena sono di fondamentale importanza. È indispensabile comprare pappagalli solo da allevatori affidabili, che diano garanzie sull’assenza della malattia dall’allevamento. I pappagalli appena acquistati andrebbero esaminati con il test PCR; se questo risulta positivo, il test va ripetuto dopo 90 giorni. Nel caso in cui il secondo test sia ancora positivo, la malattia è confermata. Se risulta negativo, e il pappagallo non presenta sintomi, è probabile che abbia eliminato spontaneamente il virus.